A novembre 2018 ho la fortuna di far parte del primo workshop di fotografia naturalistica organizzato da Marco Antonini.
Il workshop si tiene nel parco regionale Valle del Treja. Il parco copre un’area di circa 600 ettari ed è attraversato dal fiume Treja che scorre su un letto di rocce tufacee, che con il loro colore scuro ed uniforme danno l’impressione di essere stati catapultati su un mondo alieno.
L’appuntamento è verso le 7 per cercare di sfruttare al meglio la luce radente del mattino.
Gli enormi massi di tufo, squadrati e scuri sembrano essere stati modellati e messi nello loro posizioni da enormi tagliapietre.
La nebbia del primo mattino accentua la sensazione di estraneità che si ha appena ci si addentra all’interno del parco.
La luce diffusa ma ancora non forte richiede obbligatoriamente l’uso di un treppiedi.
Uno dei posti più incredibili è una parte del letto del fiume che rimane scoperto e sul quale scorre solo qualche pigro rivolo che crea delle piccole pozze. Essendo il letto del fiume fatto di rocce tufacee e quindi molto scuro, in presenza di pozze di acqua le trasforma in specchi che riflettono la volta degli alberi ormai tendenti al giallo dell’autunno inoltrato. Sfruttarli fotograficamente è un compito che dà sfogo alla creatività. Giocare con i riflessi, il fuoco e le lunghe esposizioni permette di interpretare una semplice pozza d’acqua in un’infinità di modi.
Con la giusta luce e la giusta angolazione, l’acqua si tramuta in oro liquido, dove sembra impossibile che delle minuscole piante possano vivere.
Le lunghe esposizioni riescono a trasformare i numerosi mulinelli in evanescenti dipinti impressionisti.
La lussureggiante vegetazione e i numerosi funghi si prestano ad innumerevoli interpretazioni, non tralasciando i dettagli e le visioni proprie della macro fotografia.