È la vigilia di Natale del 2018, mentre sto tornando a casa lungo l’autostrada alle porte di Roma, mi accorgo che nel cielo è in atto una rappresentazione ipnotica. Migliaia e migliaia di storni volano insieme, creando forme affascinanti al tramonto. Approfitto dell’area di sosta più vicina e, con la mia Nikon D300s, inizio a scattare.
Ho montato il Tamron 90mm, una scelta forse insolita per fotografare stormi, ma adatta a cogliere i dettagli di quei movimenti. Ogni variazione di traiettoria è coordinata, un effetto collettivo che ha una spiegazione precisa: un predatore è in caccia.
Le evoluzioni degli storni sono spesso una risposta alla presenza di un falco pellegrino. Lo stormo si muove compatto, in maniera imprevedibile, per confondere il predatore; una strategia utile alla sopravvivenza. In alcuni scatti, si può notare una sagoma leggermente più grande, isolata dal gruppo: il falco che tenta di catturare una preda ma è stato schivato.
Il cielo è il palcoscenico per un comportamento naturale affascinante. Il movimento sincronizzato degli uccelli, l’interazione con il predatore e le forme mutevoli dello stormo rendono il momento effimero e meraviglioso.
Nelle immagini, non si può, purtroppo, percepire il suono leggero ed ammaliante del fruscio che gli stormi producono. È uno spettacolo che incanta e sorprende , una dimostrazione perfetta di come la natura riesca a creare bellezza e armonia anche nei meccanismi di sopravvivenza.